Ti fidi del tuo giudizio riguardo le persone? O ti fai influenzare da ciò che “è buono” perché lo dicono tutti?
all’apparenza questa domanda – che non mi è stata posta ma che ho sottratto dal buon therealzen, oddio buon – non prevede che una risposta “non mi faccio influenzare, sono una persona indipendente e autonoma e certo che mi fido del mio giudizio, è il mio!”
magari fosse così semplice. magari davvero.
l’impressione iniziale, il pregiudizio, l’intuito sono armi funzionali, servono per muoversi nella ragnatela delle mille relazioni che si propongono ogni giorno a scuola, sul luogo di lavoro, su internet, in palestra, nei momenti in cui viviamo i nostri hobbies e così via. il pregiudizio serve per avere un flash immediato di un pericolo o di un potenziale disagio. è un retaggio di quando l’uomo viveva in tribù. è uno strumento utile per non rimanere col motore ingrippato davanti alle persone.
ma bisogna conoscerne i limiti.
il primo limite è che c’è una totale mancanza dell’elemento esperienza. se il mio pregiudizio è negativo sulla base di vibrazioni e di una situazione iniziale fredda, a pelle, metterò una buona distanza tra me e te. questa distanza, il più delle volte, non consentirà di mettere in crisi quella intuizione con l’esperienza e quindi con la conoscenza.
il secondo limite è che devo essere sicuro di potermi fidare della mia capacità di giudizio. devo sapere di avere tutto in ordine dentro di me, perché se l’autostima e la sicurezza di me non funzionano come dovrebbero è altamente probabile che non sarò in grado di stare in mezzo agli altri in maniera sana e quindi propedeutica al conoscersi, per davvero.
ecco questi due punti secondo me sono fondamentali e ho imparato che nessuno dei due mi è stato chiaro per parecchi anni.
mi ritrovo al punto in cui so per certo di essermi fatto influenzare dagli altri nel giudicare e/o nel mettere in discussione un’intuizione, e non per colpa loro ma per una ignota debolezza interiore (e la parola ignota meriterebbe un capitolo, forse un libro, a parte). non è accaduto sempre ma più spesso di quanto fosse lecito. lecito per il mio bene, non per il rispetto di un qualche trattato internazionale sulle relazioni.
ho sbagliato e ho perso occasioni ma volendo essere positivi è stato vitale essersi accorti dei propri limiti, accettarli e in qualche modo farli diventare un punto da cui ripartire.
oggi è diventato vitale coltivare il dubbio e imparare a utilizzare il fattore tempo come deterrente ad altri errori di superficialità. il tempo e anche la curiosità.
ricapitolando il pregiudizio come spunto iniziale è un passaggio ineludibile ma se addomesticato dalla triade dubbio, tempo e curiosità allora tornerà ad essere uno strumento utile. sbaglierò ancora ma perderò meno occasioni o almeno, stavolta sarò sicuro (autostima, eccoti finalmente) di aver fatto tutte le cose per bene. per bene per me.
quindi vecchi miei, il vostro pork chop express vi consiglia di avere pazienza, essere curiosi e poi scegliere chi avere intorno, perché gli altri sono importanti ma non tutti. selezionate e poi però fidatevi di voi e di loro.
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