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Sapete la storia che gli amici anche se non li vedi, non li senti, non li chiami, non ricordi il loro nome non importa perché tanto, poi, al momento giusto, quello della disgrazia e della disperazione, saranno lì e potrai contare su di loro?
Retorica, leggende metropolitane insomma stronzate. Un amico, o amica – in questi casi l’armamentario non conta niente – “serve” per progettare grandi imprese, tipo una spedizione al polo sud, destinazione antartico. Non per piantare bandiere o dimostrare grandi capacità fisiche, quella è roba per sognatori, puri di cuore e atlet, noi cinici figli di puttana partiremmo alla ricerca di casse di whiskey.
Si, perché durante – l’era eroica dell’esplorazione dell’antartico – poteva succedere che tu, simpatico avventuriero, fossi costretto a muovere di corsa il culo, per anticipare l’improvviso congelarsi delle acque e dei mari intorno a te. Questo più o meno, infatti, è quello che capitò a Sir Ernest Henry Shackleton che nel 1908, andando un pochino di fretta (ma questa non può essere certo un’attenuante) abbandonò due casse due di whiskey. 97 anni dopo, arrotondiamo e facciamo 100 che suona meglio, un gruppo di inutili ricercatori neozelandesi, allegramente ignari delle bellezze nascoste tra i ghiacci del polo, le hanno ritrovate intatte ed in ottimo stato. Gli stronzi neozelandesi si sono ubriacati con un whiskey invecchiato e maturato cento anni, whiskey Mackinlay’s.
Ora, non è detto che esistano altre casse da scovare, anzi forse è più no che si, ma un vero amico, o amica, non lo escluderebbe del tutto e, per lo meno, si siederebbe sul divano a parlarne – seriamente.
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