black jack

uno dei miei sogni di adolescente era di diventare ricco con una mano di black jack al cesar palace. secondo solo a fare il benzinaio. perché il black jack e non un biglietto di una lotteria? be’ intanto perché è una storia molto più interessante da raccontare poi perché, dai, almeno un po’ di impegno mettiamocelo:

  1. andare al casinò
  2. simulare con dress code e atteggiamento giusto di sapere cosa si stia facendo.
  3. bere cocktail

crescendo ho scoperto che non era un’aspirazione così originale. anzi. la botta di culo che risolve i problemi materiali di una vita, è il desiderio che accompagna molti. in fondo il gioco d’azzardo non è altro che la rappresentazione adrenalinica, iperconcentrata, del destino dell’essere umano. è tutta una questione di fondoschiena, di coincidenze, attimi e ripercussioni spesso – magari non sempre – ingovernabili. non è così? è difficile convincersi del contrario quando vedi diventare decisore delle sorti di una nazione chi, fino a qualche anno prima, sapeva a malapena tenere il conto delle bibite vendute allo stadio. come te la puoi spiegare una cosa del genere? come puoi convivere con una distonia così enorme tra il mazzo che ti sei fatto, nei primi 40 anni della tua vita, e il potere decisionale che si trova tra le mani un uomo flaccido in costume mentre fa il dj, smartphone in mano, facendosi dei selfie? non c’è alcun nesso logico tra ciò che hai imparato sottolineando libri e prendendo appunti, correndo per arrivare puntuale ai tuoi colloqui, lavorando per una paga ridicola con un contratto trappola, e lo spettacolo squallido dell’esaltazione dell’incompetenza che va in onda sulle reti nazionali da mesi. non esiste alcuna spiegazione plausibile se non quella del caos, del caso, della sorte, delle botte di culo diventate paradigma a cui aspirare per davvero, non più illusioni. si perché io avevo quel sogno ma sapevo benissimo quale fosse il suo perimetro e quale fosse la sua sostanza.

a distanza di anni posso darmi del coglione.

quelli che vedete oggi decidere per tutti sono una “mano” perfetta, un bluff riuscito, un tiro che ha sbancato, la realizzazione dell’inconsistenza.

e noi eravamo lì. come loro. abbiamo giocato. abbiamo perso.

capita.

aspettiamo – con ansia – la rivincita.

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Posted by: vincenzo on